SURVIVORS: ELABORAZIONE DEL LUTTO DI UN CARO CHE SI È SUICIDATO

Elaborazione del lutto di una persona cara che si è tolta la vita E’ una condizione in cui nessuno di noi ha forse mai immaginato di potersi trovare, ma nella quale molti, in considerazione dei dati epidemiologici dei suicidi, si trovano.
Moltissime di queste persone riportano, oltre al dolore della perdita traumatica, all’incredulità ed allo sbigottimento, a sentimenti anche inaspettati (rabbia verso la persona perduta, ad esempio), un profondo senso di solitudine.
Solitudine sotto moltissimi punti di vista:
il suicidio è, purtroppo, ancora, oggetto di stigma sociale, come se ci dovessimo vergognare, come se non si trattasse della causa di una patologia, le famiglie vengono lasciate ancora più sole.
È una perdita violenta, inaspettata, definita dall’OMS di enorme gravità traumatica, paragonata all’esperienza dei sopravvissuti ai campi di concentramento, lascia chi resta con enormi sensi di colpa, con il dubbio o la convinzione che altro potesse essere fatto, che avrebbero dovuto fare altro.
Il rischio suicidario ha una base biologica a carattere ereditario, distinta e che si va eventualmente a sommare alla base biologica, anch’essa a potenziale carattere ereditario, dei disturbi dell’umore, e questo è scientificamente provato. A maggior ragione, dal momento che tale base biologica interagisce, su base connettomica, con la perturbazione traumatica e l’intollerabile dolore psicologico, il rischio di suicidio nei familiari di primo grado, non trattati, aumenta notevolmente (Farberow, 2005)
Si tende ad isolarsi, colpevolizzarsi, scivolare dall’elaborazione del lutto in una condizione depressiva protratta.
Il problema riguarda un numero davvero considerevole di noi, numero notevolmente sottostimato ma, come diceva il Prof. Schneidman (1972), forma una grandissima comunità di vittime, circa 6 persone per ogni suicidio.
Si tratta di una dolore psicologico, mentale, traumatico, che ha elementi diversi dalle, seppur gravi, altre elaborazioni del lutto. Infatti, i contenuti dello stesso, le dinamiche sociali e l’impatto del suicidio sul sistema familiare, sono stati evidenziati come elementi differenziali (Grad, 2005).
Nel nostro paese vi sono pochi programmi dedicati ma molte associazioni, formate da familiari stessi, che cercano punti di contatto e lavorano ogni giorno per trasformare questo incredibile, intollerabile, dolore, in qualcosa di positivo.
Sarebbe bello poter costituire, anche nostro tramite, un punto di unione. Sarebbe bello anche solo poterne parlare un po’ di più, perché parlarne diminuisce il senso di solitudine e diminuire il senso di solitudine diminuisce il rischio di chi resta.
Tutto sembra insormontabile, ma alcuni trattamenti di psicoterapia, e farmacoterapia, si sono dimostrati efficaci nel trattamento e nell’elaborazione di questo gravissimo tipo di trauma e lutto.
Nel nostro centro, come potrete vedere dai CV, ci sono professionisti particolarmente sensibili a questo tema, esperti, che hanno acquisito e continuano ad acquisire competenze specifiche, anche con certificazioni internazionali e continuando a partecipare ai più importanti congressi di aggiornamento.
"Quando la cosa peggiore che potrebbe succederti ti accade,
allora tendo ad esserti amico."
(John Waters; tratto da La vita di chi resta, M. Bianchi, 2023, Mondadori Ed.)